LE GRAN FESTIVAL DEL NOSTRO COMUNE
Rai e Mediaset: centralità anti Sky
Chi vince ha sempre ragione, e a noi non resta che cercare le ragioni di questa vittoria. Si è parlato molto di contaminazione (ieri al Tg1 dotta disquisizione fra Bonolis e il prof. Giorgino) e forse è il caso di capire in cosa consista questa conclamata ibridazione. Molti giornali hanno titolato «Raiset», quasi che la costruzione di questo Festival sia stata organizzata con la complicità di Mediaset («prestito» concordato del conduttore, Maria De Filippi, blanda contro programmazione, ecc). Diciamo che Rai e Mediaset avevano interesse a ribadire, alla luce del sole, la centralità della tv generalista nel nostro sistema mediatico. Se hanno unito le forze, lo hanno fatto per combattere l'offerta tematica di Sky che non potrà mai raggiungere le audience straordinarie dei grandi eventi.
Bonolis aveva tra le mani un corpo agonizzante. Per dargli ossigeno ha provveduto a due importanti raid linguistici. Trasformare la platea catatonica dell'Ariston in una discoteca per trasferire al pubblico di casa l'immagine di vitalità, di festa, di divertimento: se vuoi che gli altri si divertano devi essere tu il primo a dire che ti diverti. Poi c'era la cerimonia delle quattro serate, Bonolis le ha trasformate secondo i canoni dominanti del talent show. Sanremo sembrava «Amici»: ha ospitato la dark lady di «Amici», ha convogliato il pubblico di «Amici», ha agevolato la vittoria di un cantante di «Amici». Curioso che il Foglio sia stato l'unico giornale che ne abbia previsto in anticipo la vittoria. Le iniezioni del modello talent show (l'unico modo oggi di vedere, e sentire, la musica in tv) hanno permesso anche a vecchie glorie come Albano, Lavezzi, Leali, Paoli, Vanoni, la PFM, Pupo, Pravo di rivivere una o più serate di gloria.
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A questo punto è facile parlare di «bonolizzazione» del Festival (contando, per alcuni, sul cambio di vocali), chiarendo però che dinamizzare il palco e la platea dell'Ariston non è facile. Nel recente passato non ci sono riusciti presentatori come Carrà, Ventura, Panariello, Chiambretti e, ovviamente, Baudo. Con Bonolis ha vinto Lucio Presta che ha imposto i suoi uomini nei posti chiave; il che vuol dire che Sanremo è stato sfilato dalle mani di un altro produttore famoso, Bibi Ballandi. I dirigenti della Rai erano in prima fila, felici e contenti. Ma, a parte i bravissimi tecnici, la verità è che la Rai sta ormai appaltando tutto. Persino le idee, persino la sua sopravvivenza.
Aldo Grasso
1 commenti:
boh che dire.. marco carta è un cantante?!? e il festival di sanremo rappresenta la canzone italiana?!? e quelli che vanno a amici sono artisti?!?! che culo!!!
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